Ri(bi)lanciare il PiemonteVecchie e nuove sfide per le politiche di sviluppo regionale.

Questo saggio si propone di arricchire il dibattito sulla ristrutturazione del modello di sviluppo del Piemonte, una delle regioni più industrializzate d’Italia. I suoi quattro obiettivi sono: a) individuare le principali fragilità del sistema socio-economico; b) fornire una panoramica semplificata delle politiche di sviluppo degli ultimi anni; c) approfondire alcuni interventi significativi a sostegno dell'economia piemontese; d) riflettere sull'adeguatezza di tali politiche. Il saggio inizia evidenziando le sfide del Piemonte nel ritorno ai fasti del passato, confrontandosi con altre regioni settentrionali caratterizzate da una ricchezza pro-capite più elevata e una disoccupazione più contenuta. Si sottolinea la necessità di arrestare il declino, ma si evita di enfatizzarlo e ci si focalizza sulla complessa transizione da un passato manifatturiero a un'economia pluri-specializzata, evidenziando lo sbilanciamento dell’asse del suo sviluppo, sia sul piano geografico che strutturale. L'analisi delle politiche di sviluppo rivela interventi che, anziché equilibrare lo sviluppo, tendono a rafforzare la postura tradizionale, privilegiando il settore manifatturiero rispetto ai servizi e mostrando una minore attenzione alle PMI rispetto a quanto fatto in altre regioni del Centro-Nord. Le rappresentazioni della traiettoria di sviluppo tra policy-makers e altri stakeholder piemontesi sono ancorate al passato, focalizzandosi sulla manifattura e sull'azione rinnovata delle imprese capo-filiera. Tuttavia, questa visione limita le prospettive di sviluppo, restringendo l'orizzonte a quanto già conosciuto. La crisi del settore automotive, e della sua impresa principale, non ha messo infatti in discussione il modello di sviluppo basato sulle reti gerarchizzate, ma è per lo più interpretata come una fase della storia economica regionale che potrebbe essere superata con l’emergere di altre imprese leader. Le conclusioni suggeriscono la necessità di rinnovare la cornice epistemica per lo sviluppo futuro del Piemonte, con un'attenzione particolare alle imprese di medie e piccole dimensioni, alla servitizzazione della manifattura e alla diversificazione nei modelli di sviluppo sub-regionale.

I doveri costituzionali. In ricordo di Giorgio Lombardi

Il volume raccoglie i contributi scientifici presentati in occasione di un Convegno in ricordo del professor Giorgio Lombardi (1935-2010) dal titolo “I doveri costituzionali”, svoltosi a Roma presso la Corte Costituzionale nel settembre 2022. I saggi presenti nel volume prendono in esame il tema dei “doveri”, che ha rappresentato uno dei temi ricorrenti degli studi di Giorgio Lombardi, illustre costituzionalista torinese, caratterizzato da una personalità e da un impegno poliedrici, mettendone in risalto con approcci e argomenti diversi le ricadute nel diritto costituzionale, nel diritto comparato e nella materia tributaria, con una grande attenzione alle problematiche del tempo presente. Il volume si compone di diversi saggi, alcuni dei quali volti a ricordare aspetti della personalità umana, scientifica e culturale di Giorgio Lombardi, altri dedicati più specificamente al tema dei doveri costituzionali, mettendo in evidenza l’importanza e l’attualità degli studi di Lombardi.

Il pubblico concorso come funzione amministrativa

Il pubblico concorso si è affermato dall’epoca moderna come modello di selezione di funzionari fedeli e capaci, per assicurare l’adeguatezza delle organizzazioni pubbliche all’esercizio dei propri compiti (art. 118, comma 1, Cost.). Con le dichiarazioni liberali dei diritti di fine ‘700, il riconoscimento del diritto dei cittadini di eguale accesso agli impieghi pubblici (art. 51, comma 1, Cost.) ha offerto al concorso una ulteriore legittimazione, identificando una delle più profonde ragioni della sua procedimentalizzazione. L’evoluzione verso l’adozione di strumenti giuridici di diritto privato nella disciplina del lavoro pubblico non ha coinvolto il concorso, che resta un insuperabile principio di organizzazione correlato allo svolgimento di compiti d’interesse pubblico (art. 97, comma 4 Cost.), a prescindere dalla natura giuridica dell’organizzazione di riferimento. La procedimentalizzazione ne garantisce la controllabilità e il sindacato secondo i vizi di violazione di legge, incompetenza e, soprattutto, di eccesso di potere, secondo un carattere che non trova equivalenti nella disciplina del lavoro nell’impresa. Anche le critiche più frequentemente opposte al concorso investono aspetti non correlati al carattere di diritto pubblico (es. i contenuti delle prove o la selezione dei commissari) e cui può farsi fronte con l’adozione di strumenti di intelligenza artificiale, per automatizzare almeno in parte i procedimenti di selezione e correlare i fabbisogni di professionalità alla capacità amministrativa degli enti. La correlazione tra interesse pubblico, procedimento amministrativo e atto amministrativo reca con sé la giurisdizione amministrativa che offre una tutela penetrante alle ragioni dell’interesse pubblico grazie al sindacato di eccesso di potere e alla tutela costitutiva a essa propria.

Reports & Essays on Climate Change Litigation

The so-called "Giudizio Universale" has marked the beginning of climate change litigation in Italy. From a procedural point of view, this kind of strategic litigation raises several procedural issues, like legal standing, forum choice and burden of proof. Moreover, in climate change disputes, justiciability itself is a stake, as the courts are required to be involved in political matters, which should instead be the responsibility of the legislative and executive branches of government. With this in mind, the Department of Law of the University of Turin and the Universidade Católica Portuguesa, as part of the Law Schools Global League (LSGL), organised a comparative workshop on climate change litigation, to deepen these aspects in an international environment made up of young academics and researchers, presenting national and international climate cases and other interesting related topics. This volume contains the proceedings of the workshop, which took place in Turin on 9 th June 2023.

Six selected Master’s theses by College of Europe students

Collège d’Europe à Natolin, Directeur de Recherche émérite au C.N.R.S. (ISP) De Europa et le Collège d’Europe à Natolin se lancent pour la cinquième fois consécutive dans la publication des meilleurs mémoires de fin d’études réalisés par les étudiants, cette fois-ci de la promotion 2022-2023 ayant eu pour patron David Sassoli (1956-2022), président du Parlement Européen de 2019 à 2022. À chaque fois, il s’agit d’un échantillon de travaux qui se distinguent par leur qualité intrinsèque et par la diversité de centres d’intérêt, avec un point en commun : celui d’être réalisés dans le cadre du programme interdisciplinaire d’études européennes de Natolin. On bâtit ainsi ensemble un lien académique fort, une sorte de tradition d’échanges et de partage, contribuant ainsi à la consolidation de l’espace académique européen. Les mémoires de fin d’année, dont nous proposons ici une sélection, sont une forme de couronnement des efforts consacrés à l’obtention du Master avancé en Études européennes interdisciplinaires au Collège d’Europe à Natolin. Ces travaux ont une visée académique, mais aussi pratique, en ce qu’ils proposent des solutions et des recommandations, lorsque cela est possible. Ces travaux sont une claire manifestation de l’ethos citoyen européen.

La promozione dell'enoturismo e dell'enogastronomia locale.
Il ruolo dell'Enoteca Regionale dei Vini della Provincia di Torino

Il quadro normativo regionale assegna alle Enoteche Regionali un ruolo centrale in tema di promozione non solo dei vini del territorio di riferimento ma anche dei prodotti agroalimentari, del paesaggio rurale, dei beni artistici e culturali e soprattutto la normativa assegna alle Enoteche Regionali il ruolo di coordinamento delle attività promozionali del territorio. Per lo svolgimento delle attività richiamate l’Enoteca necessita di un luogo fisico, aperto al pubblico, adeguatamente strutturato per accogliere al meglio gli appassionati e per poter intercettare i flussi turistici già presenti sul territorio. Con riferimento particolare all’Enoteca Regionale dei vini della provincia di Torino, la cui attuale sede è a Caluso, le attività di indagine hanno espresso chiaramente l’esigenza di sviluppare un nuovo luogo aperto a turisti e frequentatori localizzato nella città di Torino e in particolare nel centro storico, azione condivisa e apprezzata da tutti gli stakeholders di volta in volta intervistati e anche dai potenziali beneficiari. La città di Torino al momento è infatti priva di una sede dedicata alla promozione dei vini del territorio, sebbene possa aspirare a posizionarsi, come dimostrato anche da eventi recenti, come Torino – città del vino. Un luogo di questo tipo va inteso non solo come punto immagine, promozione, vendita e degustazione – attività proprie dell’Enoteca Regionale – ma anche e soprattutto come hub culturale e turistico in cui valorizzare la tradizione vitivinicola del territorio e la sua nascente vocazione enoturistica. Questo aspetto potrebbe rappresentare un’importante novità nel panorama dell’offerta turistica della città e del territorio e rappresenterebbe una vetrina molto rilevante per i vini della provincia di Torino (in primis) ma in generale per l’offerta enoturistica che il territorio stesso può offrire (e già offre). Il tema dell’utilità dell’apertura e delle attività da rendere disponibili presso un “punto immagine, degustazione e vendita”, con attenzione particolare agli aspetti di tipo enoturistico, è stato indagato in modo particolare nei questionari somministrati alle diverse tipologie di stakeholder, ovvero aziende vitivinicole, strutture ristorative, tour operator ed agenzie incoming, guide turistiche ed accompagnatori naturalistici, visitatori del Salone del Vino di Torino 2023. Tutti gli stakeholder coinvolti concordano nell’utilità di avere a Torino un “punto immagine, degustazione e vendita” dei vini del territorio della provincia di Torino, per lo sviluppo dell’enoturismo. Il luogo indicato come ideale è rappresentato dalle vie/piazze del centro storico di Torino. Tutti i servizi di cui è stato chiesto un giudizio ai soggetti intervistati in termini di importanza riscontrano un grado medio-alto di rilevanza: l’organizzazione di eventi mirati per la degustazione di vini e prodotti locali; la fornitura di informazioni di dettaglio sul vino, i territori vitati, le cantine; la degustazione e vendita non solo dei vini ma anche dei prodotti alimentari del territorio della provincia di Torino; la consegna a domicilio del vino acquistato; la fornitura di informazioni sui servizi specifici per l’enoturismo (ad esempio visite ai vigneti ed alle cantine, degustazioni, esperienze, pacchetti turistici di più giorni); l’organizzazione di iniziative ed eventi di promozione vitivinicola rivolti ad operatori di settore, giornalisti, etc. ma anche agli amanti del vino; il coinvolgimento di produttori, esperti, opinion leaders in occasione degli eventi e delle iniziative organizzate; la fornitura di informazioni turistiche sui territori di provenienza dei vini proposti; la possibilità di effettuare prenotazioni per i servizi specifici per l’enoturismo. Da non tralasciare poi le attività da svolgere nei confronti degli operatori della filiera enoturistica (interni ed esterni alla destinazione) in termini di formazione. Sulla base delle informazioni emerse anche dalle attività di analisi desk e dalle nuove tendenze dell’enoturismo, punto di forza di un “punto immagine, degustazione e vendita” sembra essere l’affiancamento all’area commerciale dell’enoteca – degustazioni e vendita dei vini e prodotti tipici del territorio di riferimento – anche di un’area culturale in cui valorizzare la tradizione vitivinicola del territorio, attraverso il ricorso anche alle nuove tecnologie, per agevolare anche, tra gli altri aspetti, la fruibilità da parte di persone con esigenze specifiche.

La diffusione del doppio cognome a Torino

La diffusione del doppio cognome ha suscitato un interesse significativo dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha reso illegittima la trasmissione automatica del cognome paterno ai figli. Questo studio si propone di esaminare l'adozione del doppio cognome nei neonati torinesi nel periodo compreso tra giugno 2022 e dicembre 2023. L'analisi si basa su 8650 atti di nascita registrati presso il comune di Torino. Nel periodo post-sentenza, l'84,7% dei neonati ha ricevuto solo il cognome paterno, mentre il 12,1% ha ricevuto il doppio cognome. Tuttavia, il primo cognome è generalmente quello paterno nel 92,6% dei casi di doppio cognome. L'incidenza del doppio cognome è stata analizzata anche in relazione alla cittadinanza dei genitori e allo stato civile della madre. Si osserva un’associazione significativa tra stato civile e scelta del cognome, con un maggiore utilizzo del doppio cognome tra le madri non coniugate. Inoltre, le “coppie miste” con madre italiana e padre straniero mostrano una tendenza più marcata verso l'uso del doppio cognome, suggerendo che questa scelta possa riflettere una strategia per mantenere parte dell’identità italiana laddove la trasmissione automatica del cognome paterno non lo consentirebbe. Inoltre, la distribuzione del doppio cognome sul territorio comunale risulta molto variabile, con una concentrazione maggiore nei quartieri semi-centrali e a ridosso della collina. La distribuzione è statisticamente spiegabile in buona misura con il reddito medio del quartiere e ciò è interpretabile come indicatore dell’influenza di orientamenti culturali relativi alla parità di genere e alle relazioni familiari, maggiormente diffusi nei quartieri a più alto reddito. Seguendo la teoria della diffusione delle innovazioni di Rogers, l’analisi suggerisce che l'adozione del doppio cognome richiederà tempo e un ambiente socio-culturale favorevole. In base alla teoria e ai risultati empirici ottenuti finora si può ipotizzare che al momento siano solo i cosiddetti early adopters ad aver scelto di sperimentare l’innovazione costituita dal doppio cognome.
Ringraziamenti
L’autore ringrazia Katya Finardi del Comune di Torino per il puntuale lavoro di raccolta e trasmissione dei dati degli atti di nascita; i colleghi Francesco Fiermonte e Davide Pellegrino del Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio dell’Università e del Politecnico di Torino per la realizzazione della mappa presentata in Figura 3; i colleghi Giulia Dotti Sani, Riccardo Ladini e Francesco Molteni del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università di Milano per i commenti a una prima versione di questo testo.

Dalla dimensione cyber alle “nuove” intelligenze. Rischi e sfide per l’Europa

L’ormai quasi totale dipendenza da sistemi tecnologici digitali, la velocità e il livello di sostituibilità che proprio tali possibilità/opportunità hanno assunto rispetto alle capacità dell’uomo si risolvono nella continua evoluzione delle conquiste nella dimensione Cyber e nel campo della AI. Per questo, la corsa a superare in qualità il modo con cui le informazioni verranno processate riposiziona i termini di potenza ancorandoli alla conquista della superiorità tecnologica nelle diverse declinazioni possibili: Cyber, AI e Quantum Computing. Ciò attribuisce un significato decisivo al paradigma della “sovranità tecnologica”, unica garanzia di indipendenza se non di sopravvivenza politica ed economica di un attore-Stato. L’Unione europea, di fronte alle “nuove Intelligenze”, ha cercato nel vertice di Londra del novembre 2023, AI-Safety Summit, di provare a superare ogni definizione mettendo sul tavolo delle discussioni un altro problema: l’impatto e il ruolo che l’Intelligenza Artificiale, nelle sue diverse e complesse manifestazioni, assumerà nei prossimi anni. Una preoccupazione non di poco conto condivisa dai 28 paesi firmatari più l’Unione europea e contenuta nella «Dichiarazione di Bletchley Park». L’ordine geopolitico e geoceconomico, ancora una volta definito da nuove instabilità per differenza di potenza e capacità, troverà nel controllo della produzione e dell’accesso a tecnologie sempre di più extra-dimensionali, la ragione quanto la soluzione dei conflitti e delle crisi future in un modello relazionale decisamente tecnopolare. Un modello, quest’ultimo, nel quale l’Europa del domani dovrà decidere con quali politiche e con quali strumenti, giuridici, economici e tecnologici, vorrà giocare il proprio destino.

Conflitto e Diritto. Una prospettiva interdisciplinare Atti del Seminario inaugurale del Dottorato in Diritti e Istituzioni dell’Università di Torino XXXVIII ciclo - svoltosi a Torino il 13 gennaio 2023

Il volume raccoglie gli atti del seminario inaugurale del Dottorato in Diritti e Istituzioni dell’Università di Torino – XXXVIII ciclo – svoltosi il 13 gennaio 2023. Il tema individuato dal Collegio docenti – Conflitto e Diritto – è stato proposto nella consapevolezza che ogni ramo della scienza giuridica pretende di dare forma a fenomeni sociali conflittuali. Nelle società pluraliste contemporanee, in particolare, al diritto è assegnato il compito di indicare gli strumenti idonei a governare il conflitto, ritenuto di per sé non solo inevitabile (in quanto caratteristica permanente e ineliminabile della convivenza umana), ma anche – se opportunamente regolato – fecondo e capace di sviluppare progresso. È stata peraltro adottata una prospettiva interdisciplinare, nella convinzione che l’apporto delle altre scienze sia indispensabile alla comprensione dei fenomeni sociali conflittuali: l’economia, l’antropologia, la psicanalisi, la filosofia politica, ma anche la letteratura e il diritto antico hanno fornito spunti di riflessione per le ricerche dei/delle nostri/e dottorandi/e.

Ilenia Massa Pinto è Professoressa ordinaria di diritto costituzionale presso l’Università di Torino, dove coordina anche il Dottorato in Diritti e Istituzioni. Oltre a numerosi saggi, ha scritto Costituzione e Fraternità. Una teoria della fraternità conflittuale: “come se” fossimo fratelli, Jovene, Napoli, 2011 e, con Mario Dogliani, Elementi di diritto costituzionale, Giappichelli, Torino, 2017.

La tutela delle persone di minore età. Contributi e riflessioni dalla rete dei servizi

La rete è un concetto fondamentale nell’attuazione di qualsiasi progettualità, sia con il singolo individuo che con la comunità e con tutti gli attori che in essa operano. Se è vero, infatti, che reti personali - primarie e secondarie - sono elementi imprescindibili da tenere in considerazione per lo sviluppo del processo di aiuto con i singoli, è altrettanto vero che il sistema integrato di interventi e servizi sociali non può realizzarsi compiutamente senza intendere la rete - e il lavoro con e su questa - come l’insieme di tutte le risorse che nella comunità locale hanno sede, attività e interessi. Ecco perché anche di fronte al fenomeno della violenza sulle persone d’età minore non ci si può esimere dal lavorare, su più piani di azione e su più fronti, in rete. Questo position paper raccoglie vari contributi che mirano a chiarire terminologicamente i fenomeni, ma anche ad illustrare prospettive, progetti e strumenti di tutela a contrasto e prevenzione della violenza sulle persone di età minore. La finalità ultima del lavoro è di stimolare riflessioni sulle policies in materia, in un confronto fruttuoso cui il lavoro di rete e con la rete non può mai prescindere.