Il Piemonte sta vivendo una significativa crisi demografica, con una continua diminuzione della popolazione giovanile, fenomeno che si inserisce in un più ampio processo di invecchiamento demografico che interessa l’Italia e l’Europa. La regione, pur mantenendo un tasso di occupazione giovanile superiore alla media nazionale, si trova di fronte a sfide importanti legate alla precarietà del lavoro, al ritardo nel raggiungimento dell’autonomia e alla difficoltà di accesso a un adeguato livello di benessere. Negli ultimi decenni, la popolazione giovanile piemontese è diminuita di quasi un terzo, e l'indice di vecchiaia ha posto il Piemonte tra le regioni italiane con il maggiore invecchiamento. Questo scenario genera un circolo vizioso tra fragilità demografica ed economica, in cui la diminuzione della popolazione giovanile porta a una contrazione della forza lavoro, influendo negativamente sullo sviluppo e sulle opportunità economiche. Esiste, quindi, una questione giovanile in Piemonte, che rappresenta una cartina di tornasole dello stato di salute del suo modello di sviluppo. Infatti, alla regione-giovane dell'epoca dello sviluppo, si contrappone oggi la regione-vecchia dell'epoca del regresso. Tuttavia, a fronte di questo declino, sta emergendo una nuova generazione di giovani che si distingue per il proprio impegno sociale, una maggiore mobilitazione politica e una rinnovata partecipazione nella sfera pubblica.

Il “Centro «Luigi Bobbio» per la ricerca sociale pubblica e applicata” dell’Università di Torino ha condotto una ricerca empirica tra i giovani piemontesi, analizzando temi cruciali come il lavoro, le tecnologie, la percezione del futuro, i valori e la partecipazione politica. I risultati evidenziano uno “sguardo preoccupato” verso il futuro, con particolare attenzione alle condizioni materiali di vita, ma anche un diffuso ottimismo tecnologico, accompagnato da una crescente sensibilità verso la sostenibilità ambientale e la giustizia sociale. La ricerca mostra inoltre una forte mobilitazione su temi come il cambiamento climatico, i diritti civili e l’antifascismo, sebbene la fiducia nelle istituzioni tradizionali sia piuttosto bassa.
Ciò che emerge da questo studio è la nascita di una nuova generazione, quella della policrisi, caratterizzata da atteggiamenti e comportamenti distintivi, che sta cercando di delineare un futuro alternativo, meno legato ai modelli di sviluppo tradizionali e più orientato verso la sostenibilità e l'inclusione sociale. Questa generazione, tuttavia, rimane in gran parte invisibile alla politica, che spesso non riesce a rispondere adeguatamente alle loro aspettative e bisogni. Il rapporto sottolinea l'urgenza di sviluppare politiche giovanili integrate, che favoriscano l'autonomia, la partecipazione attiva e l'inclusione dei giovani nel processo di trasformazione della regione, in modo da sostenere un rilancio economico e sociale basato su innovazione tecnologica e sostenibilità.


Piedmont is experiencing a significant demographic crisis, with a continuous decline in the youth population, a phenomenon that fits into a broader demographic aging process affecting Italy and Europe. The region, while maintaining a youth employment rate higher than the national average, faces major challenges related to job insecurity, delays in achieving independence, and difficulty accessing an adequate standard of living. In recent decades, the youth population in Piedmont has decreased by almost a third, and the aging index has placed the region among the Italian regions with the highest rate of aging. This scenario creates a vicious circle between demographic and economic fragility, in which the decrease in the youth population leads to a contraction in the workforce, negatively impacting development and economic opportunities. Therefore, there is a youth issue in Piedmont, which acts as a litmus test for the health of its development model. The region once vibrant with a youthful population in the era of development now stands as a region dominated by the elderly in this era of decline. However, in the face of this decline, a new generation of young people is emerging, distinguished by its social commitment, greater political mobilization, and renewed participation in the public sphere.

The “Centro «Luigi Bobbio» for Public and Applied Social Research” at the University of Turin conducted an empirical study among young people in Piedmont, analyzing key themes such as work, technology, perceptions of the future, values, and political participation. The results highlight a "worried outlook" towards the future, particularly regarding the material conditions of life, but also a widespread technological optimism, accompanied by an increasing sensitivity towards environmental sustainability and social justice. The research also reveals strong mobilization on issues such as climate change, civil rights, and antifascism, although trust in traditional institutions is relatively low.
What emerges from this study is the birth of a new generation, that of the polycrisis, characterized by distinctive attitudes and behaviors, seeking to outline an alternative future, less tied to traditional development models and more focused on sustainability and social inclusion. This generation, however, remains largely invisible to politics, which often fails to respond adequately to their expectations and needs. The report emphasizes the urgent need to develop integrated youth policies that promote autonomy, active participation, and the inclusion of young people in the region's transformation process, in order to support an economic and social revival based on technological innovation and sustainability.
La ricerca “Criticità, potenzialità e fattori di implementazione del lavoro da remoto”, nata dalla collaborazione fra il Centro Luigi Bobbio per la Ricerca Sociale Pubblica e Applicata e l’Osservatorio su Università e Professioni dell’Università di Torino, indaga i modi e le eccezionali condizioni di implementazione dello smart working in periodo emergenziale, alla ricerca dei segnali di un cambio di orientamento verso il futuro all’interno delle imprese. Infatti, prima della diffusione del Coronavirus, in Italia il lavoro da remoto interessava una platea ridottissima di lavoratori e lavoratrici per una porzione molto limitata di giorni, inoltre le ricerche sociologiche rilevavano come il lavoro a distanza avesse molteplici implicazioni sia in relazione alla produttività aziendale sia al benessere dei lavoratori.
Per fare questo sono state interpellate 24 imprese (manifatturiere e dei servizi, per lo più di dimensioni medio-grandi e operanti sul territorio torinese nel settore privato).
L’analisi del materiale raccolto ha interessato numerosi temi: la situazione pregressa e la reazione di fronte all’evento pandemico, l’implementazione dello smart working, le conseguenze sull’organizzazione del lavoro, la formazione, le prospettive per il futuro. Questi sono stati ricondotti all’insieme dei processi di innovazione tecnologica, organizzativa e legati alla cultura aziendale che possono rivelarsi uno strumento per rispondere in maniera più pronta e appropriata alle sfide di un mercato sempre più globalizzato. I risultati della ricerca sono stati riletti in chiave di suggerimenti di policy per la futura implementazione strutturale del lavoro da remoto.

Questo blue paper riporta i risultati di una ricerca volta a offrire una concettualizzazione e quantificazione del linguaggio d'odio tra le pagine Facebook dei principali leader politici in Italia. La prima parte di questo blue paper propone una rassegna teorica della letteratura su incivility (utilizzo di linguaggio volgare o che viola norme di educazione condivise) e hate speech (utilizzo di insulti o minacce direzionate a individui o gruppi), due fenomeni spesso sovrapposti ma che invece presentano importanti differenze.

Nella seconda parte viene descritto un dizionario, o "lessico", basato sulla letteratura sul tema e finalizzato a quantificare incivility e hate speech all'interno di testi, come i commenti prodotti dagli utenti di piattaforme social media. Infine, la terza parte del blue paper presenta i risultati di uno studio empirico che utilizza metodi di analisi testuale quantitativa per osservare la prevalenza di incivility e hate speech tra i post e i commenti a tali post di 5 leader politici italiani (Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Nicola Zingaretti, Silvio Berlusconi e Vito Crimi) osservati da febbraio 2020 a febbraio 2021.

Come evidenziato dalle analisi, Meloni, Salvini e Crimi sono i leader che utilizzano con maggior frequenza post caratterizzati da termini catalogabili come hate speech o incivility (principalmente per riportare commenti di terzi rivolti a loro); allo stesso modo, anche i commenti relativi ai loro post sono quelli in cui è più probabile trovare contenuti analoghi, pubblicati dagli utenti.

L’aggressività verbale è la dimensione più prominente dei discorsi d’odio sia per i leader sia per le loro community, mentre il linguaggio volgare (incivility) è la seconda dimensione per rilevanza. I post che presentano maggiore incivility e hate speech sono associati a un numero più elevato di like, condivisioni e commenti rispetto a post neutri. Infine, si osserva una corrispondenza, particolarmente significativa per Meloni e Salvini, fra post e commenti in termini di linguaggio contenente hate speech. Questo suggerisce che, per quanto riguarda il confronto verbale sui social media in Italia, l'odio alimenta odio.

La ricerca nata dalla collaborazione con «Piccola Industria – Unione industriale Torino» ha realizzato un’ampia indagine sull’opinione pubblica regionale e nazionale, sul tema del modello di sviluppo piemontese. La survey è stata focalizzata su 4 assi tematici: 1) le potenzialità e le criticità del modello di sviluppo del Piemonte; 2) il ruolo delle imprese e degli imprenditori; 3) il ruolo del lavoro; 4) il ruolo delle istituzioni e della governance regionale.
Lo studio indaga l’esigenza di rilanciare lo sviluppo del Piemonte attraverso una cooperazione tra attori pubblici e privati mirata a produrre progetti e beni collettivi. Una governance territoriale capace di creare “valore comune” sia per i cittadini che per le imprese. Ciò richiede un sistema regionale che sia orientato a sostenere la competitività dell’economia e la coesione della società, attraverso la formazione, la ricerca, le infrastrutture e le politiche sociali; ma anche imprese che siano pienamente consapevoli dei loro legami territoriali e delle loro responsabilità nei confronti dell’ambiente e delle comunità locali.